Itinerari di Archeologia Industriale
Itinerari per scoprire le antiche fornaci Piegaresi, le draghe e il parco archeologico industriale
La Vetreria e le antiche fornaci Piegaresi (Piegaro)
a) MUSEO DEL VETRO: Nato nel 2009, rappresenta uno dei massimi esempi di recupero di archeologia industriale. Il museo, infatti, era la sede dell’ultima Vetreria sviluppata all’interno delle mura del paese di Piegaro. Al suo interno, con un percorso che racconta la secolare storia delle vetrerie piegaresi, sono visibili e resti del forno per la fusione del vetro e di altre strutture, gli antichi strumenti per la lavorazione ed alcuni oggetti prodotti nei secoli dalle fabbriche piegaresi.
b) CIMINIERA: situata appena fuori dal museo del Vetro, da qui fuoriuscivano i fumi del materiale bruciato per alimentare la fornace principale. La fornace fu alimentata per secoli a legna, poi a lignite o ad olio pesante.
Visitabile solo dall’esterno
c) 2° CIMINIERA: La struttura, distaccata dal Museo del Vetro di alcune centinaia di metri, faceva parte di un edificio secondario, oggi distrutto, che ospitava la “Roteria”, dove si decorava il vetro ad incisione.
Visitabile solo dall’esterno
d) VETRERIA COOPERATIVA PIEGARESE: Uscendo da Piegaro in direzione Tavernelle, lungo la strada troverete un gigantesco edificio, che costituisce l’attuale sede della Vetreria, una delle più importanti d’Italia. Il complesso, moderno e di carattere industriale, fa comprendere l’importanza del legame secolare fra gli abitanti piegaresi ed il Vetro.
e) MONUMENTO AGLI OPERAI ED ALLE IMPAGLITRICI: situato in piazza Verneuil en Halatte, è stato posto a ricordo delle tante persone che con il proprio lavoro hanno portato avanti secoli di produzione vetraria a Piegaro.
f) ANTICA VETRERIA ALL’INTERNO DELLE MURA URBICHE: Situata dentro le mura del paese, in una piccola via alle spalle dell’edificio Comunale, è esempio di una delle tante Vetrerie che nel corso della Storia hanno costellato le vie di Piegaro. Oggi è una CasaVacanze.
La Miniera, le draghe e la scienza (Pietrafitta)
a) BACINO DI PIETRAFITTA: è un lago artificiale, creatosi in seguito all’ attività estrattiva della lignite. Ampio circa 6km, offre rifugio per numerose specie acquatiche. E’ possibile percorrere a piedi il sentiero che si snoda lungo la circonferenza del lago. Apertura del sentiero: dal venerdì mattina alla domenica sera e tutti i festivi. Ingresso Gratuito. Percorribile solo a piedi.
b) LE DRAGHE E IL PARCO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE: Lungo molte delle strade che costeggiano il Comune di Piegaro è possibile vedere grandi macchine utilizzate, fino agli anni ’90,nei lavori di miniera. La zona mineraria di Pietrafitta era composta da 3 grandi aree: miniera grande, poderetto e poderone che venivano sfruttate in modi e tempi diversi fra loro. In generale l’attività estrattiva era portata avanti grazie a delle enormi macchine di colore arancione che stimolavano e stimolano tuttora, la curiosità di ogni visitatore. I banchi ligniferi venivano liberati dallo sterile di copertura tramite un grande escavatore con ruota a tazze. In seguito lo sterile per mezzo di un poderoso ponte trasportatore , veniva riposizionato per ricoprire la depressione lasciata dalla scavo di lignite. Un altro escavatore con tazze dentate estraeva la lignite che veniva trasportata all’interno della centrale in idonei locali, chiamati “bunker”, tramite numerosi nastri trasportatori. Il reperimento dei fossili è stato favorito da questa tecnica di scavo, poiché la lignite veniva praticamente “sfogliata” ed era più facile rinvenire i reperti. Oggi queste gigantesche macchine, sebbene in disuso, risultano ben visibili nella zona intorno alla vecchia cava estrattiva: un imponente museo all’aria aperta. Proprietà Enel. Visitabile solo dall’esterno.
c) MUSEO PALEONTOLOGICO LUIGI BOLDRINI: Inaugurato nel 2011 in una struttura realizzata appositamente di oltre 3.000 m2, conserva una delle maggiori raccolte a livello europeo di reperti fossili di mammiferi, rettili, anfibi e insetti risalenti a 1,5 milioni di anni fa. La raccolta, intitolata a Luigi Boldrini, dipendente della miniera che per primo raccolse e salvò dalla distruzione l’importante scoperta, fu rinvenuta durante gli scavi per il reperimento della lignite.
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